Giugno 2021 - Operazione verità sull'impianto geotermico di Castel Giorgio: il rischio sismico
All’inizio di dicembre 2020 l’impianto geotermico di Strasburgo, dopo un terremoto di magnitudo 3,5, è stato definitivamente chiuso per ordine della Prefettura francese, che lo ha ritenuto causa diretta del terremoto. Il fatto è motivo di preoccupazione nella nostra zona perché il 16 settembre sarà giudicata presso il Consiglio di Stato l’autorizzazione al progetto geotermico di Castel Giorgio che utilizza una tecnologia uguale a quella dell’impianto di Strasburgo e che, come quello, sfrutta l’energia termica dell’acqua sotterranea di un giacimento “idrotermale”. Sono impianti detti "binari" che non rilasciano in atmosfera emissioni climalteranti, ma che possono avere effetti collaterali devastanti, fra i quali terremoti e inquinamento dell'acquifero, se installati in zone geologicamente non idonee.
L’impianto di Castel Giorgio preleva alla profondità di 1.100 metri fluido geotermico alla temperatura di 130°C mediante 5 pozzi di produzione. Da questi il fluido viene trasferito alla centrale, dove attraversa uno scambiatore, e cede calore ad un altro fluido che è quello che aziona le turbine elettriche che producono 5 MW di energia elettrica.
Dallo scambiatore di calore il fluido geotermico esce raffreddato e viene reiniettato integramente nel sottosuolo alla profondità di 2.300 metri tramite 4 pozzi di reiniezione, ubicati a oltre 3 chilometri di distanza. Secondo il progetto, il fluido geotermico reiniettato defluirà nel sottosuolo dalla zona di reiniezione a quella di produzione, scaldandosi nuovamente lungo il percorso ipogeo, ma questa è un’ipotesi della ITW-LKW che non può essere provata, mentre noti esperti affermano che nel caso di Castel Giorgio è certo il contrario, come ora dimostrano i fatti nel caso di Strasburgo.
In assenza di comunicazione idraulica fra zona di reiniezione e zona di produzione, invece dell’ipotizzato ricircolo ipogeo, avremmo il trasferimento permanente di enormi quantità di fluido da una zona all’altra. Infatti il progetto prevede che verranno prelevate 1000 tonnellate (o metri cubi) all’ora di fluido geotermico. Moltiplicando tale quantità per 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno per 30 anni di esercizio, avremmo un trasferimento permanente di 263 milioni di metri cubi di fluido geotermico, ossia 0,26 km3. Per visualizzare questa quantità si pensi che è uguale al volume del lago di Vico.
Tale proiezione trentennale è evidentemente provocatoria, essendo prevedibile che qualcosa di traumatico avverrebbe molto prima: un progressivo aumento della pressione di reiniezione seguito da un terremoto che ristabilirebbe nel sottosuolo l’equilibrio pressorio e termico destabilizzato dall’attività invasiva della centrale.
La zona dei Monti Vulsini è stata sconvolta da eventi vulcanici che hanno formato la caldera del lago di Bolsena e provocato crolli tettonici, con innumerevoli faglie verticalizzanti che facilitano la risalita di fluidi e ostacolano i flussi orizzontali. In pratica le faglie delimitano dei compartimenti idraulicamente non comunicanti fra loro. Tutto questo è esaurientemente descritto nella relazione “Vignaroli et al.: Structural compartmentalization of Torre Alfina Field (central Italy)” pubblicata in inglese nel 2013 sulla rivista scientifica specializzata “Tectonophysics”, numero 608, pagg. 482-498.
Il fatto incredibile è che detta relazione, che a noi non era nota, è stata presentata dalla ITW-LKW quale relazione integrativa all’istruttoria di VIA. Evidentemente non l’avevano letta, o non sapevano l’inglese, ed è stata aggiunta alla documentazione ufficiale tanto per fare carta. Questa pesantissima gaffe fa capire con quale controparte abbiamo a che fare.
Ora non abbiamo più bisogno di studi scientifici per fare previsioni sismiche, ora abbiamo la prova provata che gli impianti come quello di Castel Giorgio provocano terremoti se installati in zone geologicamente inadatte, come lo sono i Monti Vulsini, dove provocherebbero disastrosi terremoti a causa delle faglie che impediscono il ritorno del fluido reiniettato alla zona di produzione. L’unica forma di sfruttamento geotermico compatibile nei Monti Vulsini è quello a bassa entalpia per il riscaldamento di case e serre mediante sonde e pompe di calore.
La sottostante sezione geologica mostra alcuni pozzi abbandonati dall'ENEL. I pozzi di produzione di ITW-LKW (che abbiamo indicato in rosso) sono in prossimità del pozzo A4 ed hanno una profondità di circa 1.100 metri dal piano di campagna, quelli di reiniezione (che abbiamo indicato in blu) sono in prossimità del pozzo A14 ed hanno una profondità di circa 2.300 metri. Fra le due zone è indicata una faglia. Come si può immaginare che vi sia continuità idraulica fra le due zone?
L’impianto di Strasburgo ha causato il terremoto durante le prove per dimostrare la continuità idraulica fra la zona di reiniezione e quella di produzione, ma le prove sono fallite perché una faglia ha impedito il ritorno ipogeo del fluido geotermico. La Società Fonroche ha riconosciuto che è stato l’impianto a causare il sisma e pagherà i danni. Ma non è finita, il sottosuolo non ha ancora ritrovato stabilità e attualmente, dopo sei mesi dal sisma iniziale, stanno continuando frequenti terremoti di assestamento.
I terremoti avvenuti a Strasburgo sono causati dalle attività geotermiche. Sono in parte "indotti", cioè provocati direttamente dagli squilibri pressori e termici introdotti nel sottosuolo dalle operazioni geotermiche, e in parte "innescati", dove il disturbo del sottosuolo porta alla liberazione di stress accumulatisi precedentemente in strutture tettoniche profonde. I terremoti innescati possono essere anche molto forti, raggiungendo un'intensità uguale a quella massima di terremoti naturali della zona. Per Strasburgo, sita in una zona con sismicità medio-bassa, la magnitudo massima osservata finora è stata di 4,5 circa, sufficiente per provocare danni alle case e al duomo della città.
Al contrario nel comprensorio del Lago di Bolsena, l'intensità dei terremoti naturali è medio-alta, con magnitudo fino a 6, come nel terremoto del 1695 che distrusse Civita di Bagnoregio. Si aggiunge il fatto che le costruzioni in tufo nei nostri centri storici sono più fragili. Ricordiamo le numerose vittime e i danni causati da un terremoto di magnitudo 4 a Tuscania nel 1971, che causò 31 vittime e 5.000 senzatetto, e il terremoto di Castel Giorgio del 6 dicembre 1957 di magnitudo 4,9 che provocò vittime e danni. Un terremoto innescato dalle attività geotermiche, che rilascia le tensioni accumulate nelle strutture tettoniche del graben Siena-Radicofani-Cimino, sarebbe una catastrofe.
La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) rilasciata nella fase autorizzativa dell'impianto di Castel Giorgio minimizza il rischio sismico, avendo preso in esame solo il periodo dal 1985 al 2014, escludendo in tal modo il terremoto di Castel Giorgio del 6 dicembre 1957. La VIA ha ignorato che gli eventi sismici hanno storicamente tempi di ricorrenza lunghi, dell'ordine di secoli, a meno che non vengano irresponsabilmente "innescati" dall'attività umana. Recentemente, proprio nella zona in cui si vuole costruire la centrale geotermica si è verificato il terremoto del 30 maggio 2016 di magnitudo 4,1 e sono avvenuti sciami di terremoti naturali.
È una situazione di evidente pericolo per la cittadinanza che si pone numerose domande, a seguito di quanto accaduto a Strasburgo. Perché non interviene la protezione civile a tutela della cittadinanza? Perché non intervengono il Ministero dell'Ambiente e il Ministero dei Beni Culturali considerando che nella zona vi sono beni rilevanti ad iniziare dal duomo di Orvieto? Perché si considera ancora valida la VIA rilasciata quasi 10 anni fa quando nel frattempo si sono verificati numerosi sismi a Castel Giorgio? È normale che il Ministero dello Sviluppo Economico affidi un impianto di tale pericolosità ad una impresa che esiste sulla carta, ma non ha mai fatto un lavoro di qualsiasi natura e che quindi non ha la minima esperienza nel campo della geotermia? Trattandosi di vite umane messe a rischio per produrre 5 miseri MW elettrici, meno di quanto produce una moderna pala eolica nel Mar Tirreno (che costa 5 volte di meno), non sembra il caso di ridicolizzare la situazione con acronimi del tipo NIMBY e PIMBY, invece di applicare il principio di precauzione. Che ne pensa il Ministro Cingolani?
Ing. Piero Bruni (esperto in prospezioni geofisiche)
3 Giugno 2021
Per maggiori informazioni visitare le pagine dedicate alla geotermia nei siti