Maggio 2021 - Fitofarmaci: l'Associazione Lago di Bolsena richiede un'audizione alla Provincia
LA TUTELA ECOLOGICA DEL LAGO DI BOLSENA
L’Associazione Lago di Bolsena ha come scopo principale la tutela del nostro lago. Da molti anni sta monitorando i parametri fisici, chimici e biologici utili alla determinazione del suo stato ecologico, informa la popolazione e le amministrazioni sulla sua salute e conduce un ampio programma scolastico di educazione ambientale che attualmente coinvolge più di 800 alunni delle scuole medie.
I monitoraggi sono stati oggetto di una recente pubblicazione internazionale[i] e dimostrano che è in atto un processo di eutrofizzazione dovuto a un continuo trend di peggioramento dello stato del lago (vedi grafico), confermato anche dai risultati più recenti, che sono preoccupanti soprattutto in due aspetti:
È riconosciuto da molto tempo che tra i motivi principali del degrado sono gli apporti di fosforo dal carente sistema fognario del comprensorio e dall’agricoltura. Altri fattori che contribuiscono al degrado sono apporti di sostanze biocide, la distruzione della vegetazione ripariale e la globale antropizzazione del territorio.
Il degrado dello stato del lago è oggetto di un’estesa corrispondenza con la Commissione Europea e di una denuncia formale dello Stato Italiano per violazione della Direttiva Quadro Acqua.
[i] Rosario Mosello, Piero Bruni, Michela Rogora, Gabriele Tartari, Claudia Dresti (2018): Long-term change in the trophic status and mixing regime of a deep volcanic lake (Lake Bolsena, Central Italy), Limnologica 72, 1 – 9.
L’Associazione Lago di Bolsena è tra i principali promotori del Biodistretto del Lago di Bolsena nella convinzione che solo una gestione ecosostenibile del comprensorio del lago può salvarlo da un deterioramento irreversibile. Siamo convinti che linee guida provinciali sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in agricoltura, con l’emanazione di corrispondenti regolamenti comunali e intercomunali, potrebbero contribuire in modo essenziale alla salvezza del Lago di Bolsena.
Le nostre richieste per quanto riguarda le linee guida sono:
1. È da tenere esplicitamente conto del fatto che il territorio della provincia è altamente diversificato e ricchissimo di peculiarità e di eccellenze culturali, paesaggistiche, sociali, ambientali, agricole, alimentari e enogastronomiche.
Tutte le specie (vegetali e animali) allevate nel territorio della Provincia di Viterbo sono di elevata importanza e necessitano di interventi costanti e continui di corrette pratiche e tecniche agronomiche indirizzate all'ottenimento di agroalimenti quantitativamente e qualitativamente elevati e stabili nel tempo, basati sull'uso delle risorse native e la massimizzazione di efficienza d'uso di energia fossile. Nell'insieme delle tecniche agronomiche sostenibili, bisogna porre una attenzione particolare ai prodotti fitosanitari che meritano una valutazione di rilievo per le specificità dei relativi formulati e per le modalità e i tempi di applicazione al fine di soddisfare la salvaguardia ambientale, la produzione di agroalimenti in termini quantitativi e in termini qualitativi, come richiesto dai consumatori.
2. Nella Provincia di Viterbo si trovano numerose zone sensibili e protette (ecosistemi acquatici, acquiferi vulcanici, parchi, siti Natura2000 con le zone limitrofe[1]). In particolare, il Lago di Bolsena è Zona Speciale di Conservazione della rete Natura2000 e sotto tutela delle Direttive “Acque Reflue”, “Uccelli”, “Habitat”, “Quadro Acque” e “Acqua Potabile”. Si trova al centro di una rete ecologica costituita da vari siti di interesse comunitario e parchi naturali.
Una grande parte della provincia è compresa nei biodistretti (esistenti e nascenti), dove i comuni hanno espresso la volontà di dare particolare attenzione alla tutela dell’ambiente. Dall’altra parte, la provincia comprende anche zone dove gli agroecosistemi sono fortemente degradati. Obiettivi e misure di tutela e rispristino, così come i disciplinari di produzione, devono essere adattati a tutte queste realtà diverse.
3. Nei comuni che contengono zone sensibili e protette sono da applicare le linee guida di indirizzo del novembre 2014[2]. Anche queste linee guida sono da aggiornare. In tali zone la tutela della biodiversità e della salute degli ecosistemi sono prioritari e i comuni hanno la facoltà di regolamentare l’uso di certi prodotti fitosanitari (p. e. in prima istanza gli erbicidi tra cui il glifosato) e introdurre obblighi specifici (fasce di protezione, tecniche agronomiche, …), in corrispondenza degli obiettivi di tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente che dipendono dalle specifiche necessità locali. Gli stessi principi e presupposti devono essere applicati nei comuni compresi nei biodistretti. Per i comuni in zone degradate, per un periodo di transizione e sempre definendo chiari obiettivi di riduzione, l’uso di prodotti fitosanitari di sintesi dovrà essere indirizzato a quelli meno impattanti con tempi e modalità di applicazione anche locali, come avviene in pratiche di agricoltura integrata.
La transizione verso una gestione ecosostenibile degli agroecosistemi verrà accompagnata dal miglioramento delle conoscenze tecniche e scientifiche, con il necessario supporto dell’Università della Tuscia e di altri enti di ricerca, attraverso sostegni economici regionali/nazionali. È indispensabile intensificare la ricerca scientifica per trovare soluzioni più efficaci e meno impattanti ponendo attenzione particolare alla formazione e informazione di operatori, produttori e consumatori.
4. È da introdurre un sistema di controllo dell’uso e monitoraggio dell’applicazione e dell’efficacia dei disciplinari di produzione e del relativo uso dei prodotti fitosanitari per ciascuna specifica coltura. Sono da intensificare i monitoraggi della salute degli ecosistemi (prodotti fitosanitari nelle acque, biodiversità delle specie animali e vegetali nel suolo, nelle acque, nell’ambiente aereo).
5. Tutti i soggetti devono essere richiamati al rispetto delle norme di tutela in vigore. Nello specifico, per i siti Natura2000, è da ricordare che tutti i piani e progetti che possono avere un’incidenza sugli obiettivi di tutela del sito (p. e. l'introduzione diffusa nel sito e nelle zone limitrofe di colture con un uso intenso di prodotti fitosanitari, o prelievi importanti d'acqua, o tecniche agricole non sostenibili ...) devono essere sottoposti alla valutazione d'incidenza.
Georg Wallner
[1] dove piani e progetti possono avere un’incidenza significativa sugli obiettivi di tutela, p. e. per i laghi l’insieme dei bacini imbrifero e idrogeologico.
[2] Linee guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi nei Siti Natura 2000 e nelle aree naturali protette. Proposta del Consiglio Tecnico Scientifico, istituito con DM 22 luglio 2013 a firma del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (Novembre 2014).