È nato un comitato di cittadini europei per tutelarlo
Natura 2000 è il principale strumento dell’Unione Europea e dell’Italia per la conservazione della biodiversità. Si
tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione per garantire il mantenimento degli habitat naturali e delle specie minacciate. Rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario, fra i quali figura il lago di
Bolsena, designato anche Zona Speciale di Protezione per la conservazione degli uccelli selvatici e in seguito Zona Speciale di Conservazione per la
protezione degli habitat e delle specie.
Molte perplessità sulla salute del lago sono nate a seguito delle accese discussioni avvenute durante l’estate scorsa
(2016), dopo i monitoraggi della Goletta Verde di Legambiente che ha valutato “non balneabili” alcune zone lungo il litorale del lago di Bolsena, mentre L’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), che è l’autorità ufficialmente preposta per analizzare e valutare la qualità delle acque del lago, ha dichiarato in toto “eccellente” la balneabilità.
Dalle discussioni e polemiche è emerso che regna una grande confusione a proposito di concetti e termini quali “stato
di salute del lago” o “stato ecologico”, che riguardano l’intero volume del corpo d’acqua, “stato sanitario” e “balneabilità”, che riguardano tratti della costa, e “inquinamento”, che è un termine generico che produce confusione in quanto da solo non
specifica a cosa si riferisce. Tantomeno sono spiegati i fattori che li determinano.
Dall’aspetto visivo risulta che lo stato di salute del lago di Bolsena è sostanzialmente buono, ma i monitoraggi
rivelano un chiaro trend negativo a partire dal fondo, le cui cause e rimedi sono stati spiegati dall’Associazione Lago di Bolsena in recenti conferenze pubbliche. Vi hanno partecipato con interesse numerosi cittadini stranieri, residenti o frequentatori del lago, che hanno deciso di costituire un comitato denominato BOLSENA LAGO D’EUROPA, finalizzato alla tutela del lago che è
un bene ambientale non solo dell’Italia, ma di tutti i cittadini europei.
Lo statuto del comitato prevede che ciascuna nazionalità degli iscritti non possa avere in assemblea la maggioranza
e che il consiglio direttivo, costituito da sette membri, non può avere più di due membri della stessa nazionalità.
Attualmente il consiglio è costituito da un italo-svizzero, due tedeschi, un olandese, un francese, un italiano
e un belga, tutti professionalmente molto qualificati. Il comitato è da poco costituito, ma vi hanno prontamente aderito quasi cento persone di varie nazionalità.
Una delle attività del Comitato sarà certamente quella di chiedere alla Regione Lazio l’applicazione delle misure
dettate dalla normativa 2000/60/CE recepita con il D.L. 3/4/2006, relativa alle Zone Speciali di Conservazione che prevedono la conservazione e il ripristino dell’habitat lacustre. La nascita del nuovo comitato potrebbe assumere un ruolo impor tante se
occorresse chiedere il sostegno della Commissione Europea. L’Associazione lago di Bolsena è impegnata per raggiungere lo stesso obiettivo ma, a
differenza del Comitato, è dotata di strumentazione e professionalità in grado di monitorare scientificamente lo stato del lago. I suoi monitoraggi
hanno rilevato che è in atto il citato degrado a partire dal fondo e che, se non si interviene immediatamente, il processo diventerà grave e
irreversibile.
Il mancato intervento della Regione Lazio per tutelare adeguatamente la Zona Speciale di Conservazione può essere
spiegato dal fatto che l’ARPA, nella qualità di organismo tecnico ufficiale incaricato di eseguire i monitoraggi del lago, afferma che tutto va bene. Conseguentemente la Regione non sa come e perché dovrebbe intervenire.
Per noi ambientalisti gli interlocutori principali sono la Regione Lazio e l’ARPA, ma lo è anche la prefettura di
Viterbo che nella nostra Provincia rappresenta lo Stato italiano. Infatti la mancata applicazione delle normative europee sopra indicate
comporta imbarazzanti e costose penalità all’Italia per infrazione delle norme ambientali comunitarie.
Ci auguriamo che la prefettura si interessi a questo vitale argomento e che convochi urgentemente le parti in causa,
ossia la Regione, l’ARPA, la Provincia, l’università di Viterbo e le citate associazioni ambientaliste. Si tratta di mettere dei tecnici attorno a un tavolo per stabilire se quanto dichiarato dall’Associazione Lago di Bolsena corrisponde a verità o meno.
Se non è vero saremo tutti felici, se invece l’allarme è confermato bisogna che l’ARPA si aggiorni e che la Regione Lazio provveda secondo legge.
L’incontro sarebbe utilissimo anche per discutere sui rischi di inquinamento e sismici che comporterebbe la geotermia nel bacino del lago di
Bolsena.